La storia della Sagra del Lattarino

 

 

Marta è una piccola città sulla riva del lago di Bolsena, uno degli specchi d'acqua più belli e incontaminati d’Italia. I martani sono molto attivi: lavorano la terra, producendo tra l'altro un ottimo olio e un vino molto apprezzato, la Cannaiola. Raccolgono inoltre un pescato famoso dai tempi di Dante, che commerciano e trasportano con grande efficienza.

Più di quaranta anni fa un gruppo di amici martani (Giuseppe Fratini, Antonio Lisoni, Costantino Scatarcia e Danilo Paganini), con l’approvazione di alcuni pescatori di professione (Pepparello, Gige 'l Grosso, 'l Draghetto e Giuliano il Bitter), attenti e sensibili, entusiasti e consapevoli delle straordinarie le bellezze paesaggistiche e dei tesori gastronomici del lago, fondarono un circolo culturale alla memoria di Alberto Lisoni e da questo derivò subito un azione concreta, pratica originale per quei tempi: La Sagra del Lattarino.

Per gradi, pian piano, questa manifestazione si è affermata ed è diventata una delle più grandi manifestazioni della provincia di Viterbo. E' conosciuta e apprezzata non soltanto in Italia ma in molti paesi d'Europa.

Una grande padella di tre metri di diametro troneggia su un piedistallo nel parco, lungo la riva del lago. Nell'olio bollente vengono lanciati i piccoli lattarini appena pescati e infarinati. Il fritto fragrante, servito in ciotole di ceramica, non ha tempo di raffreddarsi. Clienti intorno, a migliaia, sono serviti da una schiera di volontari. I ragazzi e le ragazze addetti al servizio non sono camerieri, sono amici che ospitano. I friggitori sono pescatori e così i cassieri, tutti nativi.

La gente sgranoccchia la frittura, il lattarino infatti si mangia tutto compresa la testa, si gode il panorama,  incontra e si fonde con saluti e conoscenze.

Al tramonto molte auto lasciano Marta dopo una giornata ben spesa con il il ricordo di cose autentiche fatte da gente vera.

Se ci vieni ci torni e se ci torni...  ci ritorni!